ALTRE PROPRIETA' DEI  FULLERENI (2)

 

Endofullereni. Quasi simultaneamente alla scoperta dei fullereni si trovò anche che queste specie a gabbia possono funzionare da ospiti, incapsulando una varietà di specie come atomi, piccole molecole o ioni all'interno della cavità, formando così delle specie dette fullereni endoedrici che vengono indicati con una simbologia del tipo M@C2n. Nello stesso gruppo di Kroto si trovarono indicazioni dell'esistenza di LaC60 in uno spettro di massa preparato per vaporizzazione laser di un campione di grafite impregnata di LaCl2 (Heath J, et al J. Am. Chem. Soc. 107, 7779, 1985).            E' interessante notare che l'esistenza della specie N@C60 (T.A. Murphy, T. Pawlik, A. Weidinger, M. Hohne, R. Alcala, J.M. Spaeth, Phys. Rev. Lett., 1996, 77, 1075), il primo esempio di incapsulamento di un atomo non metallico, in cui è completamente ingabbiato e isolato un azoto atomico, mostra che la superficie interna della cavità fullerenica, in contrasto con quella esterna, è chimicamente inerte (Figura). 

Non esiste alcun legame tra N e la gabbia. Il fullerene rapprenta quindi una 'trappola' per l'estremamente reattivo atomo di azoto. La formazione di un legame covalente con l'azoto, che presenta un guscio p semipieno (3 elettroni spaiati) e quindi la minima affinità elettronica, porterebbe ad un significativo aumento dell'energia di strain del sistema. 

La reattività dell'N@C60 verso i nucleofili è la stessa del C60 vuoto e lo spettro di risonanza paramagnetica elettronica (EPR, Electronic Paramagnetic Resonance) in soluzione indica anche che la posizione dell'atomo di azoto è al centro della sfera fullerenica.

Riscaldando il fullerene cristallino a 650 °C e a una pressione di 3000 atmosfere si produce circa lo 0.1% di complesso che incorpora elio, neon, argon, kripton o xenon. L'incorporazione dello Xenon ha permesso, tra le altre cose, di scoprire che questo elemento è disposto simmetricamente nel C60 ed eccentricamente nel C70

Lo spazio interno delle cavità fullereniche è piuttosto unico in quanto è un vuoto in scala nanometrica, che varia da ca. 0.4 a 1.0 nm in diametro passando da C60 a C240, tenendo in conto il raggio di van der Waals del carbonio (0.17 nm). 

I fullereni che incapsulano atomi metallici (detti metallofullereni) mostrano proprietà fisiche significativamente diverse da quelle dei fullereni vuoti, a causa del trasferimento di elettroni dal metallo alla gabbia (Figura). 

Un metallo di transizione dentro la gabbia (diametro della cavità C60 ca. 3.5 Å ) può, per esempio, risultare un superconduttore a più alta Tc o un agente di contrasto per l'MRI (Magnetic Resonance Imaging) meno citotossico.

I fullereni endoedrici si preparano correntemente con uno dei seguenti metodi:

a) Direttamente nel reattore ma in presenza della specie atomica da intrappolare;

b) Trattamento ad alte temperature e pressioni dei fullereni puri con i gas nobili e l'azoto;

c) Usando fasci di ioni o atomi veloci;

d) Apertura della gabbia con un approccio di tipo chimico.

Nell'ultimo approccio si usano reazioni di chimica organica che provocano l'iniziale rottura di legami s e p sulla gabbia e alla fine ricostruiscono la struttura fullerenica (il cosiddetto metodo di ‘chirurgia molecolare’, illustrato in Figura).

Sono stati preparati molti derivati fullerenici. La dimensione della cavità presente nel C60 consente l'inserimento di qualunque elemento della tavola periodica (vedi Figura). Alcuni esempi relativi a diverse gabbie fullereniche sono: Hf, Ti, U, U2, Zr in C28; U in C36; K, La, U in C44; Cs in C48; U in C50; U2 in C58; Ca, CCl2, Co, Cs, Fe, He, K, La, La2, Mu, Ne, Rb, U, U2, Y2 in C60; La, U in C70; U in C72; La, Sc,Sc2 in C74; La, La2 in C76; La2 in C80; La, La2, Sc, Sc2, Sc3, Y, Y2 in C82; La, La2, Sc2, Sc3 in C84.

E' interessante stabilire, tra l'altro, la posizione della specie incapsulata all'interno della gabbia. Per esempio lo studio su Y@C82 mediante diffrazione di raggi X da luce di sincrotrone su polveri consente di assegnare il gruppo spaziale monoclino P21; i dati sperimentali sono stati usati iterativamente mediante una combinazione di analisi di Rietveld e del metodo di massima entropia (MEM). Si produce una mappa di distribuzione della densità elettronica da un set di fattori di struttura senza usare alcun modello strutturale (Figura, a sinistra; l'analoga mappa per Sc@C82, il primo membro della serie Sc1-4@C82, è mostrata a destra). 

Le distribuzioni di densità elettronica mostrano dei picchi sul bordo interno delle gabbie  fullereniche corrispondenti ai metalli incapsulati Y e Sc. La natura endoedrica di queste specie è evidente; inoltre si vede che i metalli non occupano una posizione centrale.

Gli atomi metallici interni alla gabbia possono presentare una situazione dinamica. Infatti l'analisi della mappa di densità elettronica per La@C82 (Figura, a sinistra) l'atomo di La non è fermo ma in moto fluttuante in corrispondenza del più vicino anello a sei membri a T ambiente (a differenza delle analoghe specie di Y e Sc nelle stesse condizioni di temperatura).  Un atomo più leggero, come lo Sc, sembra legato più fortemente alla gabbia di uno più pesante come il La. Il metallofullerene La2@C80 (Figura, a destra) ha la gabbia dell'isomero IPR Ih (prevista anche teoricamente) e i due atomi di La incapsulati, come mostrato schematicamente, sono soggetti ad un moto circolare all'interno.

La ragione di questa preferenza strutturale è dovuta al fatto che la gabbia vuota Ih-C80 ha solo due elettroni  nell'HOMO quattro volte degenere e può ospitare altri sei elettroni a formare un guscio elettronico chiuso stabile in (La3+)2@C680, con un grande gap HOMO–LUMO.

Nuove forme note incapsulano gruppi di atomi (si chiamano cluster-fullereni). Alcuni esempi sono illustrati nelle Figure.

Studi  elettrochimici sulla specie  Dy3N@C80 mostrano che il suo monoanione presenta un riarrangiamento reversibile indotto dalla carica con passaggio della geometria dell'unità Dy3N da planare a piramidale. 

Sono stati anche condotti molti calcoli teorici per prevedere il possibile incapsulamento di svariate specie molecolari o ioniche. Per esempio, nel sistema (NH3)n@C60 i calcoli mostrano che il massimo numero di molecole ospiti può essere sei.

 

Benchè si intenda applicare normalmente la regola IPR anche ai metallofullereni gli isomeri IPR di queste specie possono differire da quelli dei corrispondenti fullereni vuoti; i trasferimenti elettronici dai metalli alla gabbia può alterare la stabilità dei fullereni. Abbiamo già visto inoltre che la presenza di specie endoedriche è una delle possibili ragioni per l'esistenza di isomeri fullerenici non-IPR (per esempio con eptagoni superficiali).

 

L'unicità strutturale e delle proprietà elettroniche dei fullereni endoedrici hanno attratto gli interessi di fisici, chimici, biologi e scienziati dei materiali. Le caratteristiche peculiari e le potenziali proprietà chimiche e fisiche sono dettate a) dal trasferimento di elettroni dai metalli alle gabbie e b) dalla posizione e movimento degli ospiti dentro le gabbie. Le posizioni e i movimenti dei metalli variano molto con il tipo di gabbia e il numero di metalli incapsulati. Come controllare questi metalli interni? Agendo sulla superficie esterna delle gabbie, mediante modificazioni chimiche che leghino molecole o gruppi sull'esterno. Un tale controllo degli ospiti interni può aprire la strada al design di interessanti devices molecolari con nuove proprietà elettroniche e magnetiche. 

 

 

Eterofullereni. Gli eterofullereni sono fullereni in cui uno o più degli atomi di carbonio che costituiscono la struttura a gabbia sono stati sostituiti da atomi diversi dal carbonio, ossia da quelli che possiamo chiamare eteroatomi. Sono stati preparati e caratterizzati aza-fullereni (v. Hummelen e altri, 1995) e bora-fullereni (v. Muhr e altri, 1996), mentre per alcuni altri eterofullereni sono stati effettuati soltanto calcoli teorici. In Figura sono riportate le strutture di un aza-fullerene radicale e del suo dimero.

Un metodo conveniente di sintesi diretta degli N-eterofullereni si basa sul riarrangiamento del cluster di derivati esoedrici fullerenici tipo imminofullereni e azafulleroidi.  

Si può procedere in modo analogo anche con C70 ma poichè ci sono 5 tipi di carbonio non equivalenti si devono considerare cinque possibili radicali isomerici C69N. 

Per quanto riguarda quindi i dimeri ci sono ben 15 possibilità per (C69N)-(C69N) (tre dei possibili sono mostrati in Figura).

 

Sono stati preparati anche isomeri diversi della specie mista (C59N)-(C69N).

Per una Review si può consultare: Heterofullerenes, O. Vostrowsky, A. Hirsch, Chem. Rev. 2006, 106, 5191.

Solo un numero limitato di eterofullereni diversi da aza[60]fullereni e aza[70]fullereni è stato descritto in letteratura; la maggior parte dei lavori ha riguardato ricerche di "chimica virtuale". 

Sono state individuate specie del tipo C60-nBn e C70-nBn per n = 1, 2, e 3, e anche C58BN. Calcoli teorici sono stati orientati alle energie degli isomeri possibili: per esempio per C58B2 ci sono ben 23 isomeri possibile.

Ipotetiche specie C59X (X = O, S) sono state discusse. Inoltre nel 1999 è sta descritta la formazione in fase gassosa di stabili eterofullereni di fosforo,  C59P e C69P. Molte ipotesi sono state avanzate su eterofullereni sostituzionali del tipo C60-nSin. Alcune strutture calcolate sono mostrate in Figura

Di questa classe di eterofullereni alcuni sono stati osservati direttamente in fase gassosa. 

Comunque allo stato dell'arte sono ancora i calcoli teorici che fanno la parte del leone; non si sbaglia parlando di "virtual chemistry". 

Una curiosità va segnalata. Pur senza alcuna evidenza sperimentale, si è ipotizzato di incapsulare una molecola di di Buckminsterfullerene in una analoga gabbia di Si60, viste le dimensioni maggiori della seconda. In Figura è illustrata l'ipotetica specie iniziale regolare (a sinistra) e l'evoluzione nella specie rilassata (a destra) che mostra l'abbassamento di simmetria dovuta all'instabilità di un tale endofullerene.

Citiamo infine in questo contesto anche il borosferene, una struttura sferica cava costituita da 40 atomi di boro, analoga ai fullereni. È stata creata nel 2014 da ricercatori della Brown University e di due Università cinesi (Figura).

 

 

Reattività dei fullereni. C60 è una molecola reattiva che può dar luogo a diverse reazioni. E’ stata ridotta a dare C60H18 e C60H36, metilata a dare C60(CH3)6 e bromurata a C60Br24. Un problema che si incontra nel funzionalizzare C60 è il gran numero di isomeri possibili in questi derivati. Per esempio, C60H2  ha ben 59 isomeri.  

E' qui sotto illustrata (Figura) una  breve panoramica dei prodotti fullerenici principali.

 

a) Sali di Fulleruri M+n C60n-

b) Addotti esoedrici

c) Fullereni a gabbia aperta

d) Quasi-fullereni (non-IPR)

e) Eterofullereni

f) Fullereni endoedrici

 

 

Abbiamo già detto della maggior parte di queste classi di prodotti.  Meno si è parlato dei derivati esoedrici. Le reazioni principali sono addizioni nucleofile. La prima addizione avviene comunque al livello del legame 6,6

Importante è anche la reazione di Bingel (1993), in cui si genera un nucleofilo per deprotonazione di un alfa-alogeno estere o un alfa-alogeno chetone e lo si fa reagire con C60 in toluene: l'anione formato dalla prima reazione è stabilizzato dalla sostituzione nucleofila intramolecolare dell'alogeno con formazione di un anello ciclopropanico legato al fullerene.(Il 'Bingel-fullerene' in Figura).

 

Numerose reazioni possono essere effettuate per funzionalizzare il C60; queste portano alla produzione di numerosi derivati con le più diverse proprietà chimico-fisiche. E' un settore molto esteso e attivo della chimica organica, che non possiamo sviluppare qui. Rimandiamo alla Review:  [60]Fullerene chemistry for materials science applications, M. Prato, J. Mater. Chem., 1997, 7(7), 1097. 

Per una corretta classificazione univoca delle posizioni atomiche dei fullereni C20-C120 la IUPAC ha pubblicato le Numbering Rules 2005. NUMBERING OF FULLERENES (IUPAC Recommendations 2005), F. Cozzi, W. H. Powell, and C. Thilgen, Pure Appl. Chem., Vol. 77, No. 5, pp. 843–923, 2005. Un esempio per C60-Ih è illustrato in Figura.

 

I fullereni formano molti composti con complessi metallici. Una ampia panoramica è descritta in:  Reactions of Transition Metal Complexes with Fullerenes (C60, C70, etc.) and Related Materials, Alan L. Balch, Marilyn M. Olmstead, Chem. Rev. 1998, 98, 2123-2165.

Il grande fascino dei fullereni e derivati nasce dalla vasta gamma di possibilità che essi offrono.  C60 offre immense possibilità nella sintesi organica. Sono inoltre di interesse l’impiego in catalisi e in chimica organometallica e come parti di strutture polimeriche.  

L’attacco di complessi elettron-ricchi di Pt(0)-fosfine su C60 porta a prodotti in cui Pt si lega a due atomi di carbonio della gabbia (Figura, sinistra). Analoga interazione si osserva per  (h2-C60)Ir(CO)Cl(PPh3)2.5C6H6 (Figura, destra). L'atomo di Ir è legato al fullerene a un legame C-C tipo 6,6. La geometria del fullerene è perturbata in vicinanza del sito di addizione e gli atomi C coordinati all'iridio sono spostati dalla loro posizione normale di ca. 0.3 Å.

 

 

I composti precedenti presentano legami diretti M-C60. L'interazione tra complesso e gabbia fullerenica può avvenire attraverso atomi a ponte. La struttura di C60O2OsO2(4-tert-butilpiridina) è mostrata in (Figura, sinistra). Nella struttura di C60S2Fe2(CO)6 (vedi Figura, a destra) il legame originale S-S presente nel complesso dinucleare S2Fe2(CO)6 è stata definitivamente rotto e i due atomi di zolfo si sono legati a un lato 6,6.

 

In analogia con l’interazione h6 degli areni con i metalli di transizione ci si poteva aspettare la formazione di addotti analoghi, utilizzando una faccia esagonale di C60. Ciò non si verifica con un singolo metallo, per via dell’orientazione divergente del sistema pp del fullerene (Figura, sinistra), ma si possono avere interazioni costruttive utilizzando un cluster come Ru3(CO)12, che porta all’addotto Ru3(CO)9(C60) (Figura, destra).

 

 

La specie C60Ru2(m-Cl)(m-H)(h5-C5Me5)2  illustrata in Figura (A) contiene due atomi Ru coordinati a due C-C adiacenti 6,6 del fullerene e sono connessi da un ponte di cloro e un ponte idruro. La distanza Ru-Ru di 2.9554(9) Å è di legame. 

Il composto correlato C60Ru2(m-Cl)2(h5-C5Me5)2 ottenuto con reazione analoga ha la struttura in Figura (B).  

Anche qui gli atomi Ru doppiamente pontati da atomi di cloro sono legati a due atomi C-C adiacenti 6,6.  La differenza principale è che la distanza Ru-Ru nella specie (m-Cl)2 è molto più lunga, 3.461(2) Å, e indicativa della mancanza di ogni legame metallico diretto. 

Gli autori propongono che questa specie utilizzi un modo h6 di coordinazione del fullerene al rutenio, analogo al legame nella specie stabile   [(h6-C6H6)Ru(h5-C5Me5)]+.

 

Proprietà e Applicazioni. Subito dopo la scoperta del fullerene si pensò che questa molecola potesse avere numerose applicazioni pratiche; a circa 30 anni di distanza, molte di queste speranze sono ancora vive. Nel sito dell'United States Patent and Trademark Office apparivano oltre 500 brevetti nel 2000 elencati sotto il nome 'fullerene'. Tuttavia, molte aspettative per ora non si sono concretizzate. Si citano alcuni sviluppi che sembrano avere buone prospettive.

Superconduttori. - In una parte precedente si è accennato ai sali del fullerene che hanno proprietà superconduttive (ad esempio il Rb2CsC60, con Tc di 28 K). Le ricerche attuali mirano ad aumentare ulteriormente la temperatura alla quale questi materiali si comportano da superconduttori (vedi link per un approfondimento).

Inibitori di HIV proteasi. - Il C60 e i suoi derivati potrebbero essere utilizzati come agenti diagnostici o terapeutici in medicina. Per esempio, derivati del C60 sono studiati come potenziali inibitori dell'enzima proteasi specifico per il virus 1 della immunodeficienza umana (HIVP, Human Immunodeficiency Virus Protease;  Friedman e altri, 1993). Il sito attivo di questo enzima può essere descritto come un cilindro contornato quasi esclusivamente da amminoacidi idrofobici, con l'eccezione di due residui di acido aspartico che catalizzano l'attacco dell'acqua sul legame peptidico del substrato.

Poiché il C60 ha approssimativamente lo stesso raggio del cilindro che descrive il sito attivo dell'HIVP, e poiché il fullerene e i suoi derivati sono idrofobici, esiste la possibilità di una forte interazione di van der Waals tra la superficie fullerenica e la superficie non polare del sito attivo, che verrebbe in tal modo bloccata (Figura).

 

Agenti di contrasto per l'MRI (Magnetic Resonance Imaging).- Si possono usare  metallofullereni endoedrici tipo M@C60 per MRI. Alcuni ioni metallici, come Gd3+, vengono utilizzati come agenti di contrasto nella risonanza magnetica nucleare (NMR), in quanto le loro caratteristiche paramagnetiche permettono di migliorare la definizione dell’immagine di risonanza ottenuta. Inserendo questi ioni all’interno del fullerene si ottengono derivati idrosolubili quali Gd@C60(OH)x e Gd@C60[C(COOH)2]10, che permettono una maggiore precisione e risoluzione dell’immagine di risonanza garantendo al tempo stesso l’assenza di tossicita da gadolinio libero. La struttura fullerenica impedisce che i metalli confinati nella cavità vengano rilasciati, poiche l’energia richiesta per la rottura della struttura sferica e tale da non poter avvenire nelle normali condizioni di utilizzo.  

Proprietà ottiche. - I fullereni sono dotati di proprietà di limitazione ottica. In altre parole, sono molecole in grado di svolgere un'azione protettiva nei confronti degli effetti nocivi della radiazione luminosa ad alta intensità (Tutt e Kost, 1992). Recentemente sono stati preparati e sperimentati dei prototipi di limitatore ottico a base di derivati fullerenici dispersi in matrice vetrosa, che si sono dimostrati molto promettenti per la protezione, tanto di sensori ottici artificiali, quanto dell'occhio umano, dagli effetti devastanti della luce laser ad alta intensità (Brusatin e Signorini, 2002). 

Inoltre il sistema p-coniugato del fullerene sembra ideale per applicazioni NLO. Le molecole con marcate proprietà NLO sono spesso caratterizzate dalla presenza di un gruppo elettron-donatore e di un gruppo elettron-attrattore alle due estremità di una catena p coniugata, generando un sistema 'push-pull'. 

Una molecola come quella illustrata in Figura (con R = gruppo elettron-donatore da un lato e R = gruppo elettron-attrattore dall'altro) sembra promettente per NLO. 

Dispositivi fotovoltaici. - Derivati solubili del C60, in miscela con polimeri coniugati semiconduttori - ad esempio poli(fenilene)vinilene, politiofene -, sono stati utilizzati con successo per preparare dispositivi a base organica che hanno raggiunto efficienze di conversione fotovoltaica pari al 3.3% (Brabec e altri, 2002). Forse una delle principali applicazioni in cui il C60 ha trovato impiego e stata la produzione di celle solari organiche, in particolare le cosiddette celle Bulk heterojunction. Tali dispositivi sono assemblati preparando una soluzione contenente i due componenti (normalmente un polimero donatore e un accettore fullerenico) che viene allogiata lasciando che le due fasi si separino. I due componenti mediante self-assembly formano un network interpenetrato che collega i due elettodi. La morfologia nanostrutturale della bulk heterojunctions risulta difficile da controllare, ma è critica per le performance fotovoltaiche.

In Figura è rappresentata una cella solare organica, in cui il fullerene agisce come semiconduttore di tipo n (accettore di elettroni) in congiunzione con un polimero di tipo p (donatore di elettroni). I fullereni usati sono funzionalizzati in modo da aumentarne la solubilita e modificarne le proprietà elettroniche. Questo tipo di celle solari ottimizzate permette di ottenere una efficienza di conversione intorno all’9%.

 

Conduttori "superionici".- Abbiamo visto che il composto Li4C60 forma polimeri 2D di gabbie fullereniche ed è un materiale altamente conduttivo, più dei conduttori ionici ‘‘standard’’.

La presenza di ampi spazi vuoti nella struttura polimerica consente un rapido movimento dei piccoli ioni Li+ (vedi Figura). 

Ne consegue una conduzione elettrica basata sul moto di ioni piuttosto che di elettroni, come avviene nell'elettrolisi dei sali fusi. Si trova una energia di attivazione Edca = 240 meV, sorprendentemente bassa per un conduttore ionico.

 

Applicazioni magnetiche.- Uno dei soggetti più studiati è la specie ottenuta da reazione di riduzione [TDAE]+C60(vedi Figura) che presenta una transizione ferromagnetica a T= 16.1 °K (un ferromagnete organico soft) [TDAE = tetrakis(dimetilammino)etilene].

Allemand P. M. et al. “Organic molecular soft ferromagnetism in a fullerene C60Science 253, 301-303 (1991).

Ci si aspettano poi risultati interessanti anche dagli studi di magnetismo dei metallofullereni endoedrici, specialmente se vengono incapsulati cluster metallici.

Storage di idrogeno.- Sono stati condotti molti studi teorici sulla possibilità di immagazzinamento di idrogeno mediante i fullereni. I materiali di carbonio sembrano candidati ideali per la loro capicità di adsorbimento, alta area superficiale, microstruttura porosa e bassa densità. Adsorbimento di tipo fisico o chimico possono essere presi in considerazione. Sono stati testati anche i fulleruri (es. di Mg).

Modello calcolato: 

Cross section di un fullerene gigante C720 contenente più di 800 atomi di idrogeno incapsulati (Figura) che portano a un aumento medio delle distance C-C  del 1% a temperatura ambiente [O.V. Pupysheva, A.A. Farajian, B.I. Yakobson, Nano Lett., Vol. 8, No. 3, 2008, 767].

 

 

Dalla loro scoperta nel 1985 i fullereni hanno trovato applicazioni in differenti campi della scienza. La dimensione, l’idrofobicita, la struttura tridimensionale e la configurazioni elettronica hanno reso queste molecole soggetti attraenti nella scienza dei materiali, nella chimica farmaceutica e nella nanotecnologia. Certo dopo l'enorme entusiasmo iniziale si sono avute fasi di pessimismo sulle possibili applicazioni pratiche. Gli odierni sviluppi di metodologie efficienti per la funzionalizzazione dei fullereni ha ampliato le prospettive di poterne trovare presto utili e consistenti sbocchi applicativi.  

 

 

 

Cipolle di Carbonio

 

Le Cipolle di carbonio furono osservate per la prima volta al microscopio elettronico dopo l'irraggiamento elettronico di materiale grafitico (Figura). Si trovano alle volte sviluppate su nanotubi di carbonio.

 

Si tratta di gusci sferici concentrici disposti uno dentro l'altro come le bambole russe "matrioske" (Figura).  

Le cipolle di carbonio sono state prodotte in vario modo: irraggiamento elettronico di particelle di carbonio presenti nella fuliggine degli esperimenti in arco voltaico a scarica, per trattamento termico di nanoparticelle di diamante e per impianto massivo di ioni carbonio in fogli di rame. Una struttura perfettamente sferica può essere ottenuta mediante anealing delle cipolle sopra i 600 K. Le dimensioni di queste cipolle varia da 3 a 50 nm (vedi Figura, modello di cipolla a 3 strati). Sono oggetti più grandi dei tipici fullereni ma di solito più piccoli dei nanotubi di carbonio. Nelle loro strutture elettroniche si manifestano effetti quantistici legati alle dimensioni. 

Le cipolle di carbonio possono essere strutture utili per molte applicazioni come lo storage di idrogeno, come nuovo materiale assorbente, come veicoli per "drug delivery" mediante incapsulamento di altre molecole. Possono anche essere precursori presenti nella nucleazioni di diamanti e, infine, possono esistere nello spazio interstellare.    

Sotto l'effetto di massiccio irraggiamento elettronico nella microscopia TEM sono stati osservati nelle cipolle di carbonio difetti di tipo sp3. I vari gusci di carbonio si contraggono ed esercitano pressione sugli stati sottostanti (verso il centro). La pressione può raggiungere valori talmente elevati che il carbonio nel nucleo della cipolla si trasforma in diamante. 

In Figura è illustrata una cipolla compressa di carbonio formata per irraggiamento elettronico a 700 °C.

La distanza tra i diversi gusci diminuisce andando verso il centro (0.29 nm > 0.24 nm > 0.22 nm).

 

 

Si consiglia di consultare il seguente articolo: Irradiation effects in carbon nanostructures, F. Banhart, Rep. Prog. Phys. 62 (1999) 1181.

 

Curvatura di strati di carbonio e trasformazioni a cipolle. Una osservazione interessante è la tendenza dei piani grafenici e di nanotubi di carbonio a piegarsi e curvarsi per irraggiamento.  Per esempio, si è osservato per irraggiamento a T ambiente il piegamento di nanotubes (Ugarte 1992, 1993a) o la formazione di piani undulati di grafene in particelle grafitiche (Zwanger et al 1996).  Anche l'rraggiamento ad alte T si verificano gli stessi effetti di bending ma molto più lentamente (Banhart et al 1997). Il risultato più sorprendente della curvatura del grafene è la trasformazione in cipolle perfettamente sferiche (Ugarte 1992). Per il piegamento di strati grafenici è necessaria l'introduzione di difetti tipo pentagoni o eptagoni, creati per irraggiamento.  

Morfologia delle cipolle. Vi sono due specie ben distinte:  

a) cipolle poliedriche ben delimitate da facce, che sono vicine all'equilibrio termico e che si formano durante la condensazioni di vapori all'arco elettrico ad alte T (Figura);  b) cipolle sferiche prodotte per irraggiamento di grafite o carbonio amorfo, interessanti perchè strutture auto-formate di non-equilibrio. 

La variazione di dimensioni delle cipolle sferiche è drammatica:  da una configurazione a due shell come C60@C240  (Figura) con un diametro di 1.4 nm su fino a una struttura con centinaia di gusci e diametro dell'ordine del micron,  si sono potute osservare tutte le dimensioni possibili. 

Sono stati condotti numerosi calcoli teorici su specie endoedriche a due e anche a tre gusci e più. Sono state confrontate le due specie C60@C180 e C60@C240  concludendo che solo C240 può facilmente ospitare C60.

La determinazione della struttura precisa delle cipolle sferiche è risultata difficile (Zwanger e Banhart 1995), in particolare per via dei possibili difetti delle superfici dei gusci.  Modelli strutturali difettivi teorici, con inclusi pentagoni ed eptagoni, sono stati utilizzati (Terrones 1996, 1997). Un esempio di cipolla sferica (a tre gusci) è stato già presentato in una Figura precedente. Si è perfino sospettato che tutte le cipolle debbano essere di tipo poliedrico e che siano state sempre osservate in microscopia lungo il loro asse quinario (Ru et al 1996), risultando in apparenza pressochè sferiche. Al giorno d'oggi si ritiene che le cipolle siano perfettamente sferiche, mostrando in pochi casi qualche modesta sfaccettatura.  

Formazione e stabilità. Le cipolle si formano con raggi di elettroni aventi energie sopra i 100 keV, con intensità dell'ordine di 100 A cm−2; occorre una durata di ore per ottenere cipolle da carbonio amorfo (Banhart 1994, Lulli et al 1995, Zwanger et al 1996). 

Le cipolle sviluppate per irraggiamento contengono lo stesso tipo di difetti da radiazione dei nanotubi, cioè rotture dei piani e dislocazioni. Sorprendentemente tali cipolle difettive non sono stabili  a fine irraggiamento e decadono a dare materiale grafitico disordinato, come mostrato in Figura 

Questa osservazione mostra la metastabilità delle cipolle di carbonio e la loro natura dissipativa. Apparentemente le cipolle sono l'unica forma stabile del carbonio sotto irraggiamento intenso. 

Un altro aspetto importante delle cipolle è la tensione sulle superfici grafeniche. Quando irraggiate sopra i 300 °C le strutture grafitiche, grazie ad un processo di annealing in situ, riescono ad evitare la formazione di agglomerati di difetti. Cipolle con shell perfettamente coerenti (senza difetti) mostrano una notevole diminuzione nelle distanze tra i gusci, che va accentuandosi verso il centro. Benchè le cipolle siano in uno stato compresso e quindi lontane da un minimo energetico, l'alta stabilità dei gusci coerenti impedisce il rilassamento e il decadimento. La compressione permane a lungo, anche dopo la fine dell'irraggiamento.  La stabilità di tali strutture compresse si può immaginare solo se non esiste diffusione di atomi verso il centro. Una mobilità atomica alta e isotropa renderebbe inevitabile il rilassamento della cipolla. 

L'auto-compressione delle cipolle è un evento unico. La spaziatura tra i gusci (0.28-0.22 nm) è decisamente minore della distanza tra gli strati della grafite  (0.335 nm). Il modulo di compressione estrapolato da 0.28 nm (36 GPa) a 0.22 nm diventa prossimo a 100 GPa e ancora più alto al centro della cipolla. Lo sforzo tensivo in ogni strato dovrebbe essere enorme. Quando due gusci si avvicinano a una distanza minore di quella di equilibrio (0.335 nm) è attesa una trasformazione del tipo di legame del carbonio da sp2 a sp3. Diminundo la distanza aumentano sempre più i legami sp3 inter-layer (probabilmente solo per un tempo breve). Questo meccanismo può ridurre la pressione effettiva al centro della cipolla. Dal guscio esterno vengono persi atomi nell'irragiamento (sputtering), mentre i gusci interni si possono solo contrarre e un flusso di atomi si muove verso la superficie. La migrazione è governata dal gradiente di pressione nella cipolla ed è quindi diretto radialmente verso la superficie. La pressione che si realizza è sufficiente alla nucleazione del diamante (vedi Figura).

In un microscopio elettronico si può osservare direttamente con risoluzione atomica la trasformazione di materiale grafitico in diamante. 

Sotto irraggiamento continuo di cipolle di carbonio auto-compresse si vede la nucleazione al centro di cristalli cubici di diamante (Banhart e Ajayan 1996, Banhart 1997).

Lo stesso tipo di trasformazione si è ottenuto per irraggiamento con ioni Neon di  energia 3 MeV  (Wesolowski et al 1997).

Dopo la nucleazione di un cristallo stabile di diamante la cipolla circostante rilassa fino alla distanza di equilibrio tra gli stati (tipo grafite), a causa del collasso del nucleo, dovuto alla maggior densità del diamante  (3510 kg m−3) rispetto alla grafite (2250 kg m−3).

Infine, citiamo che le cipolle di carbonio possono inglobare cristalli di materiali vari.  Ad esempio si possono incapsulare cristalli di metalli per irraggiamento elettronico ad alte T (in Figura cristalli di ferro, cobalto e oro).