Grafene e analoghi materiali
Il grafene è costituito da un singolo strato di grafite che presenta una struttura 2D ultrasottile (ca. 0.4 nm) ed è considerato uno dei materiali più promettenti per la sua grande versatilità in numerose applicazioni tecnologiche. Fino a pochi anni fa, si riteneva difficile o impossibile ottenere un singolo strato di grafite perché considerato termodinamicamente instabile. Nel 2004 Kostantin Novoselov e Andre Geim dell’Università di Manchester (in Figura) sono riusciti ad isolare un singolo strato di grafite e hanno messo a punto metodi per caratterizzare le proprietà elettriche del grafene, ricevendo per questo il Premio Nobel per la Fisica 2010.
La scoperta sperimentale del grafene ha creato un grande interesse per le proprietà eccezionali mostrate da questo materiale. Infatti, oltre ad essere il più sottile dei materiali esistenti, mostra una resistenza e una rigidità superiore a quella dell’acciaio e una capacità di conduzione elettronica a temperatura ambiente più veloce di qualsiasi altra sostanza. La scoperta avvenne quasi per caso. Geim nella primavera del 2002 decise di provare alcuni esperimenti su un sottile strato di carbone: così diede a un suo dottorando (Da Jiang) il compito di ottenere un campione più sottile possibile levigando un cristallo di grafite. Dopo qualche settimana Da Jiang tornò soltanto con una pagliuzza di carbone: non si riusciva a levigare il cristallo senza distruggerlo. Geim vide allora un rotolo di scotch usato nel cestino e gli venne l’idea di provare a metterne un pezzo sopra al cristallo per vedere se riusciva a staccarne delle piccole scaglie. L’idea era giusta e in più, piegando e ripiegando lo scotch su se stesso, si riuscivano a dividere ulteriormente gli strati di grafite, fino ad arrivare a uno strato solo: Geim aveva isolato il grafene. Geim, insieme a Konstantin Novoselov, passò i successivi due anni a fare esperimenti per scoprirne le proprietà e poi pubblicò l'articolo “Electric Field Effect in Atomically Thin Carbon Films”, K.S. Novoselov, A. K. Geim, S. V. Morozov, D. Jiang, Y. Zhang, S.V. Dubonos, I.V. Grigorieva, A.A. Firsov, Science, 2004 Vol. 306 no. 5696 pp. 666-669. Si
veda anche: A. K. Geim, Graphene: Status and
Prospects. Science 2009, 324, 1530–1534.
Tra
le proprietà più caratteristiche del monostrato atomico vi è la
possibilità di osservarlo con l’ausilio del solo microscopio ottico.
L’analisi ottica si rivela il primo e più potente mezzo di riconoscimento
del grafene a cui è possibile far seguire altre tecniche di
visualizzazione, come la microscopia a forza atomica (AFM)
o la microscopia a scansione elettronica (SEM)
o a trasmissione (TEM).
Tecniche di preparazione Tentando di andare oltre lo scotch. Poichè il grafene è un singolo strato di atomi di carbonio, esso rappresenta il primo vero materiale bidimensionale cristallino ed è rappresentativo di una intera classe di nuovi materiali 2D che includono, ad esempio, anche strati di Boro e Azoto (BN), Molibdeno-Zolfo (MoS2) che sono stati prodotti dopo il 2004. Viste le richieste di questo nuovo materiale delle meraviglie sono state sviluppate varie tecniche di produzione del grafene, ma al momento non c’è nessun metodo efficace e poco costoso per ottenerne grandi fogli. L’esfoliazione meccanica (tecniche fisiche di esfoliazione meccanica), a tutt’oggi è il metodo più semplice e accessibile per isolare fiocchi di grafene della dimensione di alcuni micron quadri, anche se non può essere applicata ad una produzione di tipo industriale. Un secondo tipo di approccio alla preparazione del grafene è l’esfoliazione chimica, cioè tecniche chimiche di intercalazione di opportune sostanze (acidi inorganici, sali, solventi ecc.) con successiva separazione dei piani grafenici. Si parte in questo caso dall’ossido di grafite (GO), vedi Figura. L’ossido ha una struttura stratificata come quella della grafite e presenta atomi di carbonio legati con ossigeno sotto forma di idrossili o di carbonili. Confrontando l’ossido con il grafene, aumenta la distanza tra i piani e il cristallo è fortemente idrofilo.
Complementari a queste tecniche sono i metodi di crescita per Chemical Vapor Deposition (CVD) su superfici di un opportuno substrato metallico e l’annealing termico ad alta temperatura ed in vuoto di carburo di silicio. L’esfoliazione meccanica della grafite consiste nell’applicazione di una forza alla superficie di cristalli di grafite altamente orientata (HOPG) per staccare e dispiegarne gli strati cristallini fino ad ottenere il singolo strato. I primi tentativi in tal senso sono stati riportati già nel 1998, quando l’interazione di punte per analisi AFM (Atomic Force Microscopy) e STM (Scanning Tunnelling Microscopy) con la superficie della grafite HOPG viene sfruttata per fornire un’energia sufficiente a superare le forze di attrazione inter-piano e portare alla rimozione e isolamento dello strato monoatomico cristallino. In seguito, il gruppo di Geim, ha sviluppato il ben noto metodo molto semplice già descritto (metodo scotch-tape), che usa del semplice nastro adesivo per esfoliare la grafite. Alla fine del processo, i sottili fiocchi adesi possono essere trasferiti in maniera semplice ad un substrato isolante. Il secondo approccio è l’esfoliazione chimica. In letteratura sono presenti numerosi lavori riguardanti l’esfoliazione di grafite, di suoi composti di intercalazione o di ossido di grafite attraverso semplici reazioni chimiche o metodi elettrochimici. Un esempio di esfoliazione chimica sfrutta l’intercalazione di atomi come i metalli alcalini tra i piani di polvere di grafite sospesa in soluzione, i quali la esfoliano in grafene. I metalli alcalini hanno il grande vantaggio che il loro raggio ionico è più piccolo della distanza interplanare tra i layer di grafene e di conseguenza la loro intercalazione risulta molto facile. E' stata pubblicata la sistesi di alcuni strati di grafene usando il potassio (K) come elemento intercalato. Quando viene mescolato con la polvere di grafite sotto i 200 °C in atmosfera d’elio inerte, il potassio forma il composto KC8. Questo subisce una reazione esotermica quando entra in contatto con delle soluzioni acquose di etanolo, generando così sale di potassio e idrogeno, processo che induce la separazione dei piani. Lo schema del processo è illustrato in Figura.
Finora gli sforzi dei ricercatori sono stati diretti soprattutto verso l’esfoliazione dell’ossido di grafite (GO), un materiale avente la stessa struttura lamellare della grafite nel quale però alcuni atomi di carbonio presentano legami con ossigeno (sotto forma di idrossili o di carbonili, più raramente epossidi e carbossili) ed in cui la distanza interlamellare aumenta a causa dell’ingombro sterico dell’ossigeno. La sua natura fortemente idrofilica consente di ottenere, mediante sonicazione, l’intercalazione di molecole d’acqua e, conseguentemente, una semplice e pressoché completa esfoliazione (~90%) del materiale in strati monoatomici di GO. Il grafene ossido è però un materiale isolante in cui i legami con l’ossigeno devono essere scissi ed il carbonio ridotto per poter avere le stesse proprietà del grafene.
Ad esempio, tecniche di nano litografia termochimica sono state sviluppate per ridurre regioni selezionate di strati single-layer di GO mediante l’applicazione di punte AFM riscaldate. I processi di riduzione, però, lasciano spesso dei difetti nella struttura cristallina che degradano le proprietà elettroniche. Dispersioni colloidali di fogli di grafene sono stati ottenuti anche attraverso l’esfoliazione di grafite in fase liquida in opportuni solventi organici. Fra questi: N-metilpirrolidone (NMP), N,N-dimetilacetamide (DMA), N,N-dimetilformamide (DMF), g-butirrolattone (GBL) ecc. Questi metodi forniscono rese in monolayer che possono arrivare fino al 50% in peso. Tuttavia, questi solventi sono costosi e richiedono particolare attenzione nel maneggiarli. Per questo motivo si stanno studiando solventi alternativi, in primo luogo l’acqua, maggiormente eco-compatibili. I metodi chimici offrono l’indubbio vantaggio della scalabilità e soprattutto della versatilità. Il problema principale di questi processi è però lo scarso controllo che si riesce ad avere sul numero di strati delle sfoglie di grafite disperse, la qual cosa si traduce in un’elevata polidispersità della sospensione. L’isolamento dei soli strati monoatomici è pertanto virtualmente impossibile, a meno di sofisticatissime tecniche di separazione. Se
si possono annoverare molti sforzi nella direzione dell’estrazione del
singolo strato monoatomico dal materiale bulk,
meno battuta ma assai più affascinante e complessa appare la strada della
sintesi vera e propria del grafene.
Recentemente è stato pubblicato un lavoro sulla preparazione di nanoribbon
di grafene per accoppiamento di precursori molecolari, quali i
polifenileni, e successiva ciclo-deidrogenazione attivata termicamente. In
questo processo è possibile determinare anche la topologia del materiale
risultante introducendo opportuni gruppi sostituenti sul precursore
molecolare.
Aspetti strutturali
Una suggestiva immagine TEM del grafene è mostrata in Figura.
Difetti nel grafene monostrato. Le proprietà elettroniche e meccaniche dei campioni di grafene altamente ordinato sono eccezionali, ma i difetti strutturali, che si possono sviluppare nella fase di preparazione o di utilizzo, possono deteriorare le prestazioni dei devices a base di grafene. Tuttavia, le imperfezioni possono risultare utili in alcune applicazioni, perchè queste possono consentire di modulare e controllare le proprietà locali del grafene ricavandone nuove funzionalità. Molte proprietà di materiali di importanza tecnologica, come la conduttanza dei semiconduttori o la resistenza meccanica e la duttilità dei metalli, sono governate dai difetti. I difetti dei cristalli sono stati oggetto di studio approfondito per molte decadi. Tuttavia i cristalli 2D sono stati presi in esame solo recentemente, con le scoperte del grafene e del BN. Alcune
delle proprietà straordinarie del grafene si possono osservare solo con
una concentrazione estremamente bassa di difetti, che si può realizzare
solo a causa delle alte energie di formazione dei difetti puntuali nel
grafene. Comunque i difetti sono presenti in questo materiale e possono
drammaticamente alterarne le proprietà. Inoltre i difetti possono anche
essere introdotti deliberatamente, per irraggiamento o trattamento
chimico.
Tipi
di difetti. Una analisi dettagliata è condotta per esempio in: Structural
Defects in Graphene, F.
Banhart, J. Kotakoski, A.V. Krasheninnikov,
ACS NANO,
5, 2011, 26-41. La
bassa dimensionalità del grafene diminuisce i possibili tipi di difetti.
In questo materiale i difetti puntuali (0D) sono concettualmente molto
simili a quelli dei normali cristalli, ma già i difetti di linea (1D)
hanno un ruolo diverso. Difetti 3D non esistono del tutto nel grafene. Come
è noto, i difetti non sono spesso stazionari e la loro migrazione può
avere effetti importanti sulle proprietà di un cristallo difettivo. Nel
grafene ogni difetto ha una certa mobilità parallela al piano. La mobilità
può essere estremamente bassa (come per esempio per complessi estesi di
vacanze) o molto alta (come ad esempio per atomi esterni aggiunti a un
reticolo intatto di grafene). La migrazione è generalmente governata da
una barriera di attivazione che dipende dal tipo di difetto e cresce
esponenzialmente con la temperatura.
Difetti puntuali: Difetti di Stone-Wales (SW)*. Una delle caratteristiche peculiari del reticolo grafenico è la sua capacità di ricostruirsi formando anelli non-esagonali. L'esempio più semplice è il cosiddetto difetto di Stone-Wales (SW), di cui abbiamo già detto, parlando dei fullereni, che non implica rimozione o aggiunta di atomi. Quattro esagoni sono trasformati in due pentagoni e due ettagoni [difetto SW(55-77)] per rotazione di 90° di un legame C-C, come illustrato in Figura.
I difetti SW(55-77) hanno una energia di formazione Ef di ca. 5 eV. Quando la trasformazione avviene per rotazione del legame nel piano con movimento simultaneo dei due atomi C, la barriera cinetica è ca. 10 eV.
Vacanze Singole. Il difetto più semplice in ogni tipo di materiale è l'assenza di un atomo del reticolo. Le vacanze singole (SV, single vacancies) nel grafene (o nello strato più esterno della grafite) sono stati osservati con analisi TEM e STM. Nella seguente Figura (F. Banhart, et al., ACS NANO, 5, 2011, 26) si vede che una vacanza singola subisce una distorsione di Jahn-Teller che porta alla saturazione di due dei tre legami dangling diretti verso l'atomo assente. Uno resta dangling necessariamente. Ciò porta alla formazione di un anello a 5 e uno a 9 membri (vedi), un difetto V1 (5-9).
E' chiaro intuitivamente che l'energia di formazione di un tale difetto è alta per la presenza di un atomo di carbonio sotto-coordinato. I calcoli forniscono un valore Ef di 7.5 eV, molto più alto rispetto all'energia di formazione della vacanza in molti altri materiali (e.g., 4.0 eV in Si o meno di 3 eV nella maggior parte dei metalli). La barriera di migrazione calcolata per una vacanza singola SV nel grafene è ca. 1.3 eV.
Vacanze multiple. Vacanze doppie (DV, double vacancies) possono essere create o per coalescenza di due vacanze singole (SV) o per rimozione di una coppia di atomi adiacenti (Figura).
Nella completa ricostruzione di una vacanza doppia (DV) non resta nessun legame dangling, e al posto di quattro esagoni del grafene appaiono due pentagoni e un ottagono, cioè un difetto V2(5-8-5), vedi Figura (a). Il network rimane coerente, con minime perturbazioni dei legami attorno al difetto. I calcoli indicano che l'energia di formazione Ef di un difetto DV è dello stesso ordine di quella per una SV (ca. 8 eV). L'energia per ogni atomo mancante (4 eV per atomo) è molto minore che per una SV. Quindi una DV è termodinamicamente favorita rispetto a una SV.
Il difetto V2(5-8-5) non è il solo modo possibile per un reticolo grafenico di sistemare la mancanza di due atomi (e nemmeno quello energeticamente favorito). In modo simile alla creazione di un difetto SW la rotazione di uno dei legami dell'ottagono del difetto V2(5-8-5) (indicato in a) lo transforma in un sistema di tre pentagoni e tre ettagoni V2(555-777), vedi Figura (b). L'energia totale di formazione di questo difetto è ca. 1 eV minore di quella di V2(5-8-5). Questo è un difetto che si osserva spesso negli esperimenti di microscopia elettronica. Un passo successivo è la trasformazione del difetto V2(555-777) nel difetto V2(5555-6-7777), vedi Figura (c). La migrazione di una DV richiede una energia di attivazione di ca. 7 eV, molto maggiore di quella per una SV (ca. 1.5 eV). Ciò rende una DV in pratica immobile fino a temperature molto elevate, alle quali una DV potrebbe migrare o per jump degli atomi o per passaggio attraverso varie ricostruzioni, e.g., V2(5-8-5) > V2(555-777) > V2(5-8-5)
La rimozione di più di due atomi può condurre a configurazioni di difetti più grandi e complesse. In generale, poichè un numero pari di atomi mancanti consente una completa ricostruzione (completa saturazione dei legami dangling), tali vacanze sono energeticamente favorite rispetto a quelle con numero dispari di atomi mancanti, in cui resta un legame aperto.
Atomi aggiuntivi di carbonio. Atomi interstiziali, come nei cristalli 3D, non esistono nel grafene. Infatti, collocare un atomo di C in una qualunque posizione del piano (per esempio, al centro di un esagono) richiederebbe una energia proibitiva. Invece che distorcere la struttura locale 2D gli atomi aggiuntivi usano la terza dimensione. La posizione energeticamente favorita è nella configurazione a ponte sopra un legame C-C (vedi Figura, a sinistra). Quando un atomo C interagisce con uno strato grafenico perfetto, l'ibridizzazione degli atomi di carbonio dello strato deve cambiare; una certa percentuale di ibridizzazione sp3 può apparire localmente in modo da formare due nuovi legami covalenti. L'energia di legame del carbonio aggiuntivo è dell'ordine di 1.5-2 eV.
Altre configurazioni metastabili sono possibili (come la configurazione dumbbell della Figura, a destra, più alta in energia di 0.5 eV della precedente). Le piccole differenze energetiche tra minimi locale e globale (ca. 0.3 eV) indicano che gli atomi aggiuntivi possono migrare facilmente sulla superficie (barriera di migrazione di ca. 0.4 eV). Gli atomi aggiuntivi migrano rapidamente già a temperatura ambiente (è impossibile osservarli con TEM o STM, e possono solo essere ipotizzati talora indirettamente). Quando si crea una vacanza l'atomo spostato può rimanere sulla superficie del grafene. Sia vacanza che atomo aggiuntivo sono relativamente mobili, e, come una coppia "interstiziale" (analoga a una coppia di Frenkel), sono instabili rispetto alla ricombinazione.
Se due atomi aggiuntivi migranti si incontrano e formano un dimero essi possono essere incorporati nel network di atomi di carbonio ibridizzati sp2 provocando una curvatura locale dello strato (Figura). Se confrontato con atomi aggiuntivi separati, il difetto combinato è energeticamente favorito per ca. 2.6 eV. Questo difetto, composto da due pentagoni e due ettagoni [difetto I2(7557)], è stato definito difetto inverso Stone-Wales (ISW). La disposizione degli anelli non-esagonali è diversa da quella degli stessi anelli non-esagonali del difetto SW (vedi Figura).
L'energia totale di formazione, Ef 5.8 eV, è maggiore anche dei difetti SW, e quindi la concentrazione di questi difetti dovrebbe essere trascurabile. Tuttavia essi possono comparire in condizioni di non-equilibrio quando due atomi di carbonio vengono rimossi dal reticolo e assorbiti sul grafene in forma di dimero. Tali difetti sono immobili a condizioni ambiente.
Atomi aggiuntivi diversi dal carbonio. L'effetto di un atomo aggiuntivo non di carbonio sulle proprietà del grafene dipende dal tipo di legame con il reticolo. Se il legame è debole si può trattare di semplice adsorbimento fisico dovuto a interazioni di van der Waals. Con interazioni più forti invece si hanno legami covalenti col grafene (adsorbimento chimico). Diverse configurazioni di legame sono possibili, normalmente ad alta simmetria, come sopra un atomo di carbonio, sopra il centro di un esagono o a ponte doppio. Studi teorici hanno confermato che i legami tra grafene normale e atomi di metalli di transizioni aggiuntivi sono deboli (energie di attivazione 0.14-0.8 eV). In presenza di vacanze nel grafene vi possono essere interazioni tra atomi estranei e siti difettivi. Possiamo parlare in questi casi di Impurezze Sostituzionali: gli atomi estranei possono sostituire uno o due atomi di carbonio (tipicamente si tratta di B o N). La sostituzione del carbonio con B o N è di notevole interesse non solo perchè questi spostano il livello di Fermi ma anche modificano la struttura elettronica del grafene. Molti metalli di transizione possono legarsi con atomi di carbonio sotto-coordinati in corrispondenza di vacanze. Tipiche configurazioni atomiche per un metallo di transizione sul grafene sono illustrate in Figura (in A su una vacanza singola SV e in B su una vacanza doppia DV).
Le energie di legame per complessi metallo-vacanza sono nel range 2-8 eV, indicative di interazioni forti e quindi della possibilità di utilizzare tali strutture in catalisi. Inoltre esse mostrano spesso interessanti proprietà magnetiche.
Difetti 1D: tipo Dislocazioni. Difetti monodimensionali sono stati spesso osservati negli studi sperimentali del grafene.
Il concetto di dislocazione nel grafene è stato descritto come una striscia semi-infinita di ampiezza b (che corrisponde al vettore di Burgers). Il ruolo di nucleo della dislocazione è rappresentato da una coppia pentagono-ettagono a una estremità della striscia senza legami dangling [in Figura è mostrata una dislocazione (1,0)].
Alcuni esempi di grain boundaries sono illustrati in Figura.
Difetti sui lati di uno strato grafenico. Ogni strato di grafene è terminato (bordato) da lati i cui atomi o sono liberi o sono passivati con atomi di idrogeno. I più semplici tipi di lati sono quelli corrispondenti alle orientazioni armchair o zigzag (Figura). Anche ogni altra orientazione intermedia può essere immaginata, ma queste due orientazioni sembrano preferite forse perchè minimizzano il numero di legami dangling. La Figura mostra diverse ricostruzioni di lati nel grafene. Gli atomi dei lati (in rosso) possono essere passivati con idrogeno.
I lati dello strato grafenico contengono siti molto reattivi. In molte applicazioni pratiche i lati non sono originali ma reagiscono facilmente durante o dopo la fabbricazione. Questo porta a contaminazioni di ossigeno, idrossili, idrogeno etc. La funzionalizzazione controllata dei lati sarebbe desiderabile per meglio comprendere la "chimica dei lati" stessi e il potenziale design delle proprietà del grafene mediante decorazione dei contorni.
Difetti nel grafene a doppio strato (bilayer). Il bilayer di grafene consiste di due monostrati sovrapposti paralleli spostati o meno fra loro. La distanza tra gli strati è circa 3.35 Å, come richiesto dalle deboli interazioni di van der Waals. Le proprietà elettroniche possono essere superiori a quelle del grafene monostrato perchè può essere creato un band gap diverso da zero. Benchè i difetti possano formarsi indipendentemente nei due strati, vi è una tendenza alla formazione di legami covalenti inter-strato quando atomi aggiuntivi si collocano tra gli strati. La creazione di una coppia di Frenkel (complesso atomo aggiuntivo-vacanza) in uno strato può portare a un cambio di ibridizzazione locale nell'altro piano in modo tale che atomi di carbonio opposti dei due strati vengono connessi mediante un carbonio extra. La Figura mostra alcune configurazioni di difetti nel grafene bilayer.
La creazione di due vacanze in strati adiacenti (DV inter-strato) porta ad un legame a ponte di lunghezza (a seconda della configurazione) tra 1.38 e 1.43 Å. Inoltre è anche possibile un difetto detto “spiro interstitial”, con l'atomo di carbonio a ponte 4-connesso.
Nella seguente Tabella sono riassunte le energie di formazione e migrazione dei difetti puntuali nel grafene.
Molte altre ricerche sono in corso sui più diversi aspetti strutturali del grafene e materiali collegati. Si vedano ad esempio i già citati studi sugli strati di BN e sul grafino. Si noti inoltre il recentissimo studio sulla possibilità di formare lo strato "grafenico" con poligoni diversi dagli esagoni (come nel caso del Pentagrafene).
Silicene e Germanene. Dopo il grafene ecco le analoghe specie 2D a base di Si e Ge: il silicene (2012) e il germanene (2014). Silicene e germanene, da un punto di vista elettronico possono essere considerati equivalenti del grafene, col vantaggio di poter essere probabilmente più facilmente interfacciati a devices e tecnologie esistenti. L’ovvio svantaggio sta nel fatto che sistemi Ge/Si legati sp2 sono molto meno comuni del C: infatti a differenza del grafene sia silicene che germanene non esistono in natura. Alcune proprietà periodiche degli elementi sono confrontate in Tabella.
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